Il termine «morìce» appare in vari modi nel nostro territorio e tutti i guardiesi conoscono Roccamorice perché frequentano assiduamente gli eremi di Santo Spirito e di San Bartolomeo ubicati nel territorio di quel comune. Si può anche pensare che il motivo di essere «morìce» per quella rocca sia affare dei roccolani, ma (per la Maiella!) c’è anche da noi la Morice, località appena sotto la Villa Comunale.
Allora anche noi ci chiediamo: «Ma chi jè ‘sta murice?».
Non ci risultavano indagini a riguardo e allora ci abbiamo provato noi.
Per cercare di risalire alle origini del termine «morìce» (in dialetto, “murice”) è necessario ripercorrere una traccia di successive modifiche che riguardano passaggi tra latino, dialetto locale e italiano.
Osservando che la vocale o è presente in entrambi i toponimi ufficiali del nostro territorio nei quali la parola compare, Morice e Roccamorice, si può ragionevolmente ritenere che il termine originario contenesse effettivamente questa vocale mentre la u va confinata nell’ambito dell’adattamento alla nostra parlata.
Su questa base proviamo a fissare alcuni capisaldi seguendo le indicazioni del vocabolario Treccani.
L’origine deve essere fatta risalire all’antico italiano «mora» (usato anche da Dante) che indicava un cumulo di sassi. Il termine, a sua volta, era di origine preromana e quindi presente anche dalle nostre parti. Risulta che esso generò la parola «moriccia» per indicare un muretto a secco ossia realizzato con sole pietre prive di qualsiasi legante. Precisiamo che la definizione non contiene alcun accento denigratorio perché il suffisso –iccia serve a richiamare il materiale costituente. Successivamente il termine si diffuse principalmente nella forma «muriccia», forse per una maggiore assonanza con «muro», ma noi restiamo con la nostra «moriccia» in epoca medievale, quando le denominazioni in argomento vennero generate.
Come pura ipotesi, priva di attestazioni, si può anche pensare alla formazione di un aggettivo, “morice”, che nel dialetto del tempo poteva corrispondere a «moriceo», ovvero realizzato con mora.
Ora, per trovare qualche supporto storico, abbandoniamo la nostra Morice nella zona sotto l’attuale Villa Comunale e spostiamoci di alcuni chilometri per arrivare a Roccamorice, in un altro versante della Maiella.
Il centro storico del paese è posto su uno sperone roccioso tra il torrente Capo La Vena e il Fosso Pietraiata. Non c’è da meravigliarsi se agli inizi del II millennio la località sia stata scelta come zona di rifugio e incastellata. E non dovrebbe neanche meravigliare se avessero deciso di realizzare «moricce» come mura di difesa. Le costruzioni in pietra a secco (capanne) sono tipiche della zona da tempi indefinibili e sicuramente offrivano maggiore resistenza rispetto alle palizzate in legno dei primi incastellamenti.
Insomma, riteniamo significativa l’ipotesi che quel castello, per la sua specificità, venisse chiamato dalla popolazione locale (in dialetto) “Rocca Muricce” (Rocca Moriccia) o “Rocca Murice” (Rocca Moricea). I pochi documenti dell’epoca che sembrano menzionare quel luogo sono redatti in tardo latino e ne trascrivono il nome in vari modi tra i quali «Rocca Morici» e «Roccam Moricam». I nomi sarebbero adattamenti di quelli usati dalla popolazione locale.
Definita l’ipotesi per Roccamorice, possiamo tornare alla nostra Morice per sostenere che potrebbe trattarsi del nome assegnato alla località per la presenza di una muriccia, probabilmente per realizzare un terrazzamento o come muro di contenimento sul lato a monte del sentiero.
Ultimo aggiornamento ( 05 Dicembre 2020)