Una chiesa piccola, quasi sempre chiusa, isolata e fuori mano. Eppure con una intitolazione che altrove usano per grandiosi templi votivi: Madonna delle Grazie.
Probabilmente anche voi non andate al di là di questo.
Invece, è necessario riconsiderare qualche convincimento e magari si potrà arrivare a rendersi conto che Dan Brown avrebbe potuto usarla per le sue fantastiche ricostruzioni.
Quando l’arrivo della bella stagione veniva celebrato con rituali passeggiate, solitamente per accompagnare bambini camminatori o ragazzi non recalcitranti, una delle mete tradizionali per gli abitanti del centro storico guardiese era la visita alla chiesa della Madonna delle Grazie.
Il traffico veicolare era molto limitato e non occorreva fare tutta la strada tenendo i bambini per mano. Ovviamente il tratto più bello era l’ultimo, quello meno frequentato, in cui si abbandonava la statale per salire dolcemente verso la chiesa in mezzo ad una rigogliosa vegetazione.
Le diverse condizioni del traffico e i problemi sopravvenuti alle strutture dell’edificio fecero sì che per molti anni della Madonna delle Grazie si parlava solamente come di una strana località del territorio, scarsamente abitata e certamente più menzionata che frequentata. Solo dopo la sua ristrutturazione e il conseguente ripristino dell’annuale festa di inizio estate si è tornati a frequentare il luogo, ma il tragitto viene ormai eseguito in gran parte in auto.
Oggi come allora l’importanza di quel luogo viene taciuta, per ignoranza di molti e per disinteresse dei pochi che sanno. Si pensi che non stiamo parlando di una piccola chiesetta rurale di origine devozionale, ma neanche di un edificio religioso antico, magari costruito sui resti di un vetusto tempio pagano. Qual è, quindi, la sua importanza storica? Proviamo a collegare e a ricollocare alcuni tasselli della sua storia.
Lo storico guardiese più importante, Francesco Paolo Ranieri, ci dice che la chiesa fu edificata e dotata di beni nel 1610 da un certo Ludovico Cero, chierico ostunense e, in effetti, del tempietto non si trova menzione in epoche precedenti. La chiesa era servita da un sacerdote rettore e da due eremiti, praticamente un eremo ma molto poco convenzionale perché molto prossimo a centri abitati e importanti vie di comunicazione. Tra l’altro, non usufruiva neanche di nascondimento essendo ben visibile in cima alla collina.
Stupefacente, però, è quello che il Ranieri aggiunge subito dopo. Il nostro storico specifica che la chiesa porta insegne ecclesiastiche che non sono, per dire, arcipretali o vescovili, ma addirittura papali, con l’aggiunta di una scritta che la unisce («nientepopodimenoché», avrebbe aggiunto Mario Riva) all’Arcibasilica di San Giovanni in Laterano, tuttora unica «cattedra» papale! Stiamo parlando dell’edificio più importante della chiesa cattolica. Su entrambi gli edifici appare la scritta: «LATERANENSIS ECCLESIA / OMNIVM VRBIS ET ORBIS / ECCLESIARVM MATER ET CAPVT» (Chiesa lateranense, madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e del mondo).
Se questa indicazione colpisce ai tempi nostri, immaginatevi all’epoca della sua edificazione! Infatti, le carte geografiche prodotte nel XVII secolo riportavano nel nostro territorio l’indicazione della chiesa alla pari di centri abitati come Guardiagrele stessa, all’epoca località ben distinta geograficamente. La chiesa veniva indicata semplicemente come «S. Maria» e in alcuni casi si aggiungeva la significativa specificazione «in basilica». È il caso di aggiungere che la sua importanza come indicazione geografica all’epoca non derivava da fenomeni che definiremmo di «turismo religioso», bensì da esigenze di riferimento geografico. Si deve considerare che la nostra zona, prossima ai tratturi che costituivano a quei tempi le grandi arterie di traffico non solo per le transumanze, era interessata da un fitto intreccio di percorsi tra i quali dover scegliere in funzione delle modalità di viaggio, del trasporto e delle condizioni meteorologiche (percorso a piedi, a cavallo, con carri, somari su terreno battuto o fangoso, con pendenze dolci o ripide). La chiesa di S. Maria, ben visibile in cima alla collina, era un punto di riferimento fondamentale arrivando da Rapino, San Leonardo o Piana San Bartolomeo, ben prima di Guardiagrele (specialmente provenendo da S. Lucia).
Con lo sviluppo della cartografia dei secoli successivi l’importanza di S. Maria in Basilica come riferimento geografico venne in gran parte meno ma rimase il suo significato religioso, non tanto per la sua unione alla Basilica Lateranense ma di più per la reintitolazione alla Madonna delle Grazie.
Come noto, l’intitolazione alla «Madonna delle Grazie» è per tradizione legata ad un ringraziamento della comunità religiosa per aver superato una feroce epidemia. Possiamo ragionevolmente ritenere che la scomparsa della vecchia intitolazione, non rinvenibile già dal XVIII secolo, sia dovuta ad una reintitolazione conseguente alla peste del 1665, epidemia che ridusse la popolazione guardiese ai minimi termini.
Con questo nuovo titolo la chiesa ha continuato a raccogliere la devozione nei secoli successivi, ma, come si può capire, la fiducia nel progresso medico-scientifico ha fatto rivolgere altrove la maggiore attenzione.
Tutto giusto. Però, i credenti ora sanno dove andare, appena sarà possibile, per accendere un cero di ringraziamento per essere scampati al presente flagello.
Ultimo aggiornamento ( 21 Marzo 2021)