La Villa Comunale, Villa San Vincenzo e Villa Maiella. Le «ville» guardiesi sono parchi o frazioni denominati in italiano con un termine che l’italiano escluderebbe. A cosa è dovuto tutto questo?
Ci sono nozioni interessanti che spesso non si posseggono solo perché non se ne conosce l’esistenza e quindi non ci si attiva alla loro ricerca. Altre volte capita di trascurare approfondimenti perché si pensa che non ci sia altro da sapere. Questo sospetto ci è venuto alcuni giorni fa a proposito della parola «villa» e del corrispondente dialettale “ville” che presentano diversi significati ma, stranamente, non sempre coincidenti nei due idiomi.
Tutti sappiamo che dalle nostre parti chiamiamo «villa» il giardino pubblico e a Guardiagrele abbiamo anche la "villette", il giardinetto nella zona della Neviera. Chi viene da fuori, da territori non appartenuti al Regno delle Due Sicilie, stenta a capire il significato che noi diamo alla parola e si aspetta, legittimamente secondo la comune accezione, di trovare un edificio, magari imponente ed elegante come una Villa d’Este o una Villa Pisani.
Viceversa, avrete certamente notato nella nostra zona la frequenza di toponimi che contengono la parola «Villa» o «Villetta» che nella nostra tradizione lessicale non riusciamo a giustificare. Addirittura, nei due casi che riguardano il nostro comune, Villa San Vincenzo e Villa Maiella, il corrispondente dialettale “ville” non compare affatto. Si usano rispettivamente le denominazioni “San Vincenze” (un tempo, “Distajù”!) e “la Madunnucce” (o “li Sette Dulure”).
Converrete che dietro la parola «villa» deve esserci qualcosa che comunemente sfugge. Ce lo siamo chiesti alcuni giorni fa e abbiamo elaborato i risultati delle nostre brevi ma dettagliate ricerche. Ve li riportiamo sinteticamente.
Il termine «villa» si affermò nel latino e nel corso dei secoli trasmigrò in tutte le lingue neolatine con numerose derivazioni. In origine indicava semplicemente un podere ma già nel latino tardo arrivò a designare una tenuta agricola con tutti i fabbricati necessari per residenza, produzione e commercio. Potevano esserci edifici di una certa raffinatezza come nel caso delle ville senatorie in cui vivevano stabilmente personaggi insigniti del titolo di senatore ma con il privilegio dell’esonero dall’obbligo di presenza nel senato.
Nel passaggio alle varie lingue neolatine il significato di «villa» cominciò a subire modifiche riferendosi sempre più ai fabbricati presenti, singoli o plurimi, come sinonimo di villa residenziale o villaggio agricolo. In ogni caso si intendeva la presenza di terreni coltivati, poderi o almeno un piccolo giardino. Nel francese si è arrivati all’estremo in cui «ville» indica direttamente una città.
Orbene, cosa si può dire delle nostre «ville»? Nel caso dei parchi l’uso deriva direttamente dall’antico significato di fondo rustico che si è ampliato per comprendere anche orti e poi giardini. Passando agli agglomerati urbani, è difficile pensare, se non in casi sporadici, che la denominazione derivi da una sola unità immobiliare di aristocrazia rurale. Questo è avvenuto nell’Italia settentrionale e in particolare con le ville venete. Dalle nostre parti, invece, si tratta di aree agricole con piccoli agglomerati abitativi (villaggi) sviluppatisi a loro supporto. Secondo la cartografia ufficiale, leggermente diversa dalle indicazioni stradali collocate in quei luoghi, il territorio di Villa Maiella comprenderebbe l’area che dai centri abitati di Colle Barone e Sette Dolori scende verso le sorgenti del Laio fino alla contrada Tiballo. I due centri abitati, posti lungo un’importante arteria di comunicazione che collegava l’intero territorio pedemontano all’antica capitale partenopea del Regno, costituivano una stazione di scambio per i traffici commerciali di Comino e Caporosso con i loro estesi circondari.
Villa San Vincenzo, da parte sua, ha svolto nel tempo un ruolo analogo relativamente al braccio tratturale Filetto – S. Eusanio del Sangro. Si potrebbe affermare che la sua importanza sarebbe stata ben maggiore se non fosse stata svantaggiata dalla cedevolezza del terreno su cui poggia. Essa è stata la stazione di appoggio della vicina Cerchiara, centro agricolo rimasto sempre importante nel corso dei secoli, con tutto il territorio adiacente al tratturo tra Piano delle Fonti e l’Aianera (Laianeri).
Da notare che sia per Villa Maiella sia per Villa San Vincenzo la funzione di località di riferimento territoriale è evidenziata dalla presenza di una piccola chiesa rurale che nel caso di San Vincenzo è divenuta sede parrocchiale.
Per concludere ritorniamo ai discorsi riguardanti il termine «villa» per specificare che, seguendo l’evoluzione urbanistica delle antiche ville intorno alle quali sorgevano continuamente nuovi fabbricati abitativi o commerciali, dalla fine del XVIII secolo il suo significato divenne prevalentemente quello di villaggio e questo spiega l’attuale situazione. Si osserva, infatti, che in tutto il territorio abruzzese le antiche ville agricole non si sono sviluppate solo dal punto di vista economico (si pensi alle numerose Ville di Ortona), bensì anche a livello amministrativo. Solo nella nostra provincia teatina abbiamo i comuni di Villa Santa Maria, Villamagna, Villalfonsina e, soprattutto, Francavilla che nel nome evidenzia un antico privilegio di esenzione dalle tasse (immaginiamo la legittima nostalgia degli attuali abitanti).
Ultimo aggiornamento ( 24 Settembre 2022)