San Giovanni, San Giacomo e Sant'Angelo.
I Cavalieri ospedalieri di Gerusalemme e il Tratturo Magno.
Con tutto questo i pellegrini medievali della Terrasanta sembrano essere stati un fenomeno marginale per Guardiagrele.
Eppure noi sospettiamo che non sia stato così.
Come certamente sapete, spesso importanti rinvenimenti archeologici sono stati realizzati a partire da piccoli oggetti apparentemente insignificanti ma che, visti da prospettive diverse o inseriti in un contesto più ampio, all’improvviso illuminano scorci di storia rimasti nell’ombra. Non sempre si tratta di aspetti assolutamente ignoti, anzi, il più delle volte l’illuminazione arriva semplicemente per l’interesse che si dedica all’indagine da altri tralasciata. A noi piace, invece, coltivare argomenti stravaganti e, nel rispetto delle limitate disponibilità, facciamo uso di strumenti poco convenzionali quali il lessico e l’onomastica.
Vogliamo qui rendervi partecipi di un percorso di ricerca che stiamo seguendo da qualche anno e che finalmente ha raccolto un numero di indizi sufficienti a suffragare una tesi, per qualche verso inattesa e sorprendente, su Guardiagrele e la sua storia.
Tutto ebbe inizio nel corso della nostra ricerca sui toponimi cittadini. Ne trovammo un numero consistente legato a luoghi di culto cristiani esistenti o di cui è storicamente accertata la passata presenza. Tre casi però ci hanno messo in difficoltà: i luoghi dedicati a San Giovanni, San Giacomo e Sant’Angelo.
Tralasciamo per un momento i primi due santi, ognuno dei quali dà il nome a una porta cittadina e alla strada che da essa ha origine, ed esaminiamo lo strano caso di Sant’Angelo. Al santo è dedicata una strada piuttosto importante e, particolare apparentemente bizzarro, anche uno spiazzo ad essa adiacente ma a livello abbastanza inferiore, tale da renderla complanare alla parallela via della Penna. La questione chiave è: perché Largo Sant’Angelo e non Largo della Penna?
La risposta più verosimile ci è venuta alla mente osservando l’area da via della Penna: con un piccolo sforzo di fantasia si immagina che siamo di fronte allo spiazzo antistante una chiesa con i gradini che portano al sagrato posto a livello di via Sant’Angelo. La chiesa doveva essere ovviamente dedicata a questo santo che è, poi, l’arcangelo Michele, lo stesso che viene ricordato con piccole chiese, spesso rupestri, in numerosi punti del nostro territorio.
Ebbene, s. Michele Arcangelo era considerato fino al Medio Evo il protettore dei pellegrini di Terrasanta, ruolo in cui venne sostituito da...? Certo, proprio s. Giacomo!
Osservando la riproduzione di una pianta cittadina dell’epoca, sembra proprio di intravedere una chiesetta nella posizione che abbiamo individuato, con una stradina che la collega in diagonale alla porta s. Giacomo.
Quindi possiamo verosimilmente immaginare che Guardiagrele fosse un’importante stazione nel pellegrinaggio verso la Terrasanta, favorita dalla prossimità con il Tratturo Magno e dalla posizione elevata che le garantiva sicurezza.
I pellegrini di Terrasanta che dalla via Francigena avevano imboccato il Tratturo Magno, potevano abbandonare questo percorso per cercare ristoro e assistenza a Guardiagrele, centro attrezzato per queste esigenze. Potevano farlo distaccandosene presso Manoppello e seguire le tracce dei numerosi luoghi di culto ivi presenti da tempo immemorabile oppure, proseguendo per il tratturo, uscire nel tratto che da Rapino arriva nella zona di Santa Lucia-Anello. L’ingresso preferenziale, specie nel primo caso, era dalla «Porta di S. Giacomo» dove potevano subito rendere omaggio a s. Michele Arcangelo e poi rifocillarsi e alloggiare presso le taverne e le locande che certamente non mancavano.
I pellegrini di Terrasanta potevano poi riprendere il cammino passando per la porta di Luzio (verso oriente) raggiungendo Melone, attraversata da un braccio di tratturo (detto anche «diverticolo») che collegava Filetto a Sant’Eusanio e poi alla Val di Sangro. Qui potevano riprendere il tratto più interno del Tratturo Magno che avevano precedentemente abbandonato. Avrebbero proseguito per Foggia e poi per il porto d’imbarco, Monte S. Angelo o S. Maria di Leuca. Questo, per l’andata e per il ritorno, doveva costituire un percorso tipico dei pellegrini che avevano motivazioni devozionali e penitenziali.
Potevano, però, esserci necessità di assistenza più accurata per età o per malanni sopraggiunti durante il cammino. All’epoca queste esigenze dovevano essere abbastanza frequenti e anche in questo caso entrare a Guardiagrele diventava quasi necessario. Infatti, nell’attuale via S. Giovanni si poteva trovare una struttura di ospitalità, gestita da un ordine cavalleresco ospedaliero che aveva come finalità l’assistenza ai pellegrini di Terrasanta. Si potrebbe trattare proprio di quella struttura richiamata nella denominazione «Strada dietro l’Ospedale» che si imbocca in via S. Giovanni, tenendo presente che col termine “ospedale” si intendeva qualcosa di molto più simile a un ostello.
I cavalieri di cui stiamo parlando sono quelli a cui è tuttora intitolata via Cavalieri, già «Strada dei Cavalieri», la strada adiacente alla Porta di Luzio (quella verso la Terrasanta!). Probabilmente si tratta dell’area in cui erano acquartierati e gestivano le loro attività. Nei testi dell’epoca sono indicati come Cavalieri Gerosolimitani, ordine cavalleresco che ha cambiato più volte nome e attualmente corrisponde all’Ordine di Malta. Sapete quale fu la sua prima denominazione? Ordine di San Giovanni di Gerusalemme!
Allora, dobbiamo ritenere solo coincidenza la presenza di via S. Giovanni e Porta S. Giovanni in corrispondenza dell’Ospedale dei Cavalieri di San Giovanni? E c’è ancora dell’altro.
Nell’area che comprende Satriana, Fontuccia e il Giardino c’è un luogo tradizionalmente noto come S. Giovanni. Questa località è alla confluenza dei sentieri che si staccano dal Tratturo Magno e, dall’Anello alle Voire, si dirigono verso il centro di Guardiagrele. Si deve ritenere che colà insistesse una piccola chiesa, ovviamente dedicata a San Giovanni, presso la quale, forse, i Cavalieri fornivano una prima assistenza a viandanti e pellegrini bisognosi di cure. Nei casi più gravi provvedevano ad accompagnarli presso l’Ospedale soprastante, in area sicura entro le mura.
Da quella posizione l’ingresso più agevole in città era attraverso una porta minore corrispondente all’attuale Porta S. Giovanni che, però, non aveva ancora questo nome, datole in onore del Marchese di San Giovanni, benemerito per la cittadinanza, solo nel 1841 in occasione della sua risistemazione. Ma nell’iscrizione si parla solo della dedica della porta e non della strada. Non ci sentiamo, quindi, di escludere l’ipotesi che via S. Giovanni fosse preesistente e la Porta della Fiera sia stata ridenominata per la circostanza e sfruttando la coincidenza di nomi.
Ecco, è strano che tutte queste tracce della presenza di pellegrini a Guardiagrele non siano mai state valorizzate (potremmo anche aggiungere la significativa presenza in città di evidenti segnali di devozione a san Rocco e a san Cristoforo, anch’essi protettori dei pellegrini). Potrebbe essere accaduto, addirittura, che per alcuni secoli l’economia locale abbia ruotato intorno al fenomeno dei pellegrinaggi verso la Terrasanta che le ha assicurato un livello di benessere difficilmente spiegabile con le sole attività legate all’agricoltura e alla pastorizia, mai particolarmente fiorenti nel nostro territorio. L’assistenza ai pellegrini - e ai viaggiatori in genere - spiegherebbe, invece, la tradizionale propensione per i settori del commercio e dell’artigianato.
Speriamo di poter leggere in un futuro prossimo qualcosa a riguardo da parte di studiosi locali. Anche che tutto quello che abbiamo raccontato è solo frutto della nostra fantasia.
Ultimo aggiornamento ( 05 Dicembre 2020)